Un rumore. Forse stava arrivando finalmente.
Umberto si affacciò appena oltre le foglie e distinse a fatica una figura, tra la luce lontana di un lampione, arrivare dal fondo del viottolo.
Gli balzò il cuore in gola.
Calma! Doveva calmarsi o neanche stavolta ce l’avrebbe fatta.
Era stata una bella idea quella del parco. La tarda serata rendeva tutto perfetto. Stavolta non aveva scuse, doveva trovare il coraggio a tutti i costi.
I passi erano ormai vicini.
Sentì la paura formicolargli forte nello stomaco. Chiuse gli occhi, respirò.
Era arrivata.
Umberto uscì di scatto dalla siepe, afferrò dapprima un po’ indeciso, poi forte la figura, caricò il braccio che reggeva il coltello e cominciò a sferrare una serie di fendenti con tutta la foga che aveva, senza preoccuparsi di inquadrare un punto preciso, senza preoccuparsi di quello che stava facendo: a quel punto non poteva avere rimorsi, ne aveva già avuti troppi prima.
Si fermò soltanto quando sentì il corpo della vittima ormai troppo pesante per essere vivo.
Col fiatone la osservò per la prima volta: un adolescente. Avrebbe potuto essere benissimo lui.
Vide il sangue a terra, sulle sue mani. Provò solo in quel momento la sensazione che dava la resistenza del corpo contro la lama, come se il suo omicidio si stesse appena compiendo.
Nausea, debolezza, mal di testa…No!
No, no. Era stato un attimo. Adesso poteva lasciare spazio a tutta la sua felicità.
Si guardò attorno, per fortuna non c’era nessuno. Gli avrebbero rovinato la parte più divertente del suo gesto.
Tirò fuori un fazzoletto. Pulì grossolanamente il coltello facendo attenzione a lasciare qualche impronta. Fece qualche passo e lo gettò in un posto non così difficile da trovare. Raccolse il suo zaino, vi prese dei vestiti di ricambio e li indossò chiudendo quelli sporchi in una busta che avrebbe bruciato poi.
Si allontanò. Aveva pensato a tutto. E lo aveva fatto proprio bene. Stava per scattare il reality show. Quante risate si sarebbe fatto davanti alle congetture degli inquirenti, ai moventi che si sarebbero inventati, alle facce rosse di chi aveva qualche ruggine con la vittima, al gioco delle “nomination” dei sospettati… fino a che le tracce deliberatamente lasciate non avrebbero portato a lui .
E allora…finalmente! Finalmente avrebbe avuto anche lui il suo posto nello show-business: ospitate nei vari programmi, nelle discoteche. La moda: qualche sfilata o qualche linea d’abbigliamento, d’accessori.. Magari qualche reality show vero, le fiction! E poi: gli Yacht, i vip, le foto sui giornali scandalistici, le feste “in”…e tante, tante belle ficone…
La sua figura assorta e beata sparì sul fondo del viottolo che aveva fatto da parodo all’entrata della sua vittima ed il parco tornò nel suo silenzio.
1 commento:
Ciao D....ho letto il racconto e l'ho trovato bello,fluido e sarcastico.
Credo si possa definire un piccolo Noir,... correggimi se sbaglio.
Volevo farti anche i complimenti per il blog,dico per gli accorgimenti stilistici e grafici.
Gran bel banner e l'abbinamento nero,arancione e grigio lo trovo azzeccato....
A presto e grazie per la considerazione!
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