D segni, D gressioni, D vagazioni, contra D zioni.

Buon D vertimento.

venerdì 30 novembre 2007

L'Onorevole e Viorica

Viorica era appena arrivata.

Tante immagini avevano accompagnato il suo lungo e scomodo viaggio, immagini di giochi con le amiche, immagini di quel buffo ragazzo che le aveva dichiarato di essersi preso una cotta, immagini degli occhi spenti di suo padre, delle mani rovinate della madre, dei suoi due vivaci fratellini con le faccette sporche che bisticciavano ogni minuto.

E poi immagini di lei, ammirata da tutti mentre camminava spigliata su una passerella, i fotografi, i viaggi, le grandi città con le loro meraviglie, i grandi alberghi (chissà come erano, non ne aveva mai visto uno da dentro…), le comodità, le copertine, qualche intervista…la fantasia volava ad ali spiegate ed ogni successo ne richiamava subito un altro più ambizioso, per inerzia.

Che orgoglio poter dare dei soldi a sua madre… proprio lei, così giovane! Che orgoglio poterle offrire una vita migliore: non avrebbe dovuto più rovinarsi le mani per mantenere la famiglia…

Adesso aveva un uomo vicino, Nikola. Nikola aveva visto il mondo. Nikola era bello. Nikola aveva voluto portarla in Italia poiché aveva visto in lei la stoffa per fare la modella: e Nikola non si sbagliava mai. Nikola era sicuro, rispettato. Nikola le aveva promesso di prendersi cura di lei.

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Quel giorno l’Onorevole aveva molti pensieri per la testa. Si era appena accomodato in auto, l’autista mise in moto, lui chiuse gli occhi e sbuffò.

La riunione era stata davvero noiosa, non si ricordava neanche più di cosa si fosse parlato. Avrebbe controllato più tardi gli appunti del suo portaborse: quel ragazzo era zelante. Si compiacque con un sorrisetto non trattenuto per la sua furbizia: quanto tempo era passato?! Vatti a ricordare! Il ragazzo era in prova, se voleva essere assunto doveva darsi da fare. Così lui aveva a disposizione più tempo e più soldi, quelli dell’apposito indennizzo per il portaborse da cui doveva defalcare soltanto un simbolico rimborso spese. Eh beh, il ragazzo era giovane, doveva fare la gavetta, doveva imparare cosa vuol dire lavorare. Gli sarebbe stato utile un giorno, i ragazzi di oggi sono tutti una gran massa di scansafatiche.

L’unica cosa che ricordava della riunione era che quel giorno il Partito aveva deciso che sarebbe stato lui ad andare in visita dal Cardinale. La sua faccia era rimasta meno visibile di quelle degli altri negli ultimi tempi e gli elettori sono un pubblico esigente, hanno bisogno di personaggi e di gesti a cui associarli.

Sant’uomo quel Cardinale. Era una persona molto influente, bastava un gesto della sua mano ingioiellata per far smuovere qualcosa. E l’aveva smossa. Avrebbero parlato di obiettivi comuni, moralizzazione, divisione di compiti, soldi ed interventi a favore. Gli elettori avrebbero avuto una riprova ancora più forte della serietà del suo Partito e della vicinanza alle loro esigenze perché tutti gli italiani sono cattolici. E chi non lo è al primo momento di difficoltà capirà il proprio errore.

Un’occhiata all’orologio.

Voleva fare in tempo a passare anche da un concessionario di sua conoscenza. L’indomani sarebbe stato il ventesimo compleanno di suo figlio. Lui non poteva esserci, quella sera l’aspettava la giovane e carina segretaria del movimento giovanile del Partito, una ragazza di qualche anno più grande di suo figlio ma già molto matura di testa. Lei lo vedeva come un idolo, un maestro. Lui non riusciva a rimanere insensibile di fronte a quell’impeto giovanile, a quella pelle liscia, a quei vestitini maliziosi, a quegli sguardi d’ammirazione… Ormai era un anno. Il giorno successivo sarebbe andato con lei ad un congresso del movimento giovanile del quale lui era ospite.

A suo figlio avrebbe regalato una nuova due posti, ancora più bella di quella che il ragazzino aveva sfasciato uscendo di strada per l’eccessiva velocità due mesi prima. Tanto non era certo regalandogli un’utilitaria che avrebbe smesso di correre per strada: era giovane, quello era il suo tempo. Lo era stato anche lui giovane, perciò sapeva. In fondo se non c’erano stati danni fisici era stato proprio grazie alla resistenza di una macchina di quel genere.

Si, con un regalo così suo figlio l’avrebbe di certo perdonato, avrebbe detto agli amici “Guardate che mi ha regalato papà!” facendoli morire d’invidia. E poi, comunque, avrebbe di certo preferito festeggiare insieme ai suoi coetanei andando a ballare, come fanno loro. Quella carcassa di sua moglie avrebbe potuto incontrare le sue amiche libere da figli e figlie, tutti in discoteca insieme al suo. Per cui la sua presenza quel giorno non sarebbe stata poi fondamentale…

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Faceva freddo. Ma era quello che veniva da dentro che la faceva tremare. Quel freddo aveva congelato tutto: i suoi pensieri, i suoi sogni, la sua vita.

Le faceva male tutto. Era la sua prima volta. Sporcata per sempre, perché una volta sola è la “prima”.

Erano in tre o quattro…Nikola in testa. Lei aveva di colpo capito tutto: di colpo le copertine erano diventate incarti sgualciti gettati in terra, i fotografi avevano tolto l’occhio dal mirino ed avevano cominciato a grugnire risate odiose, i grandi alberghi erano diventati un lurido appartamento; di colpo gli occhi spenti di suo padre si erano chiusi, le mani rovinate della madre si erano rattrappite ed i fratellini avevano smesso di bisticciare guardandosi intorno senza sapere cosa stesse succedendo; di colpo i giochi con le amiche erano cessati per sempre e quel ragazzo imbranato sembrava quasi più bello…

Le mani cercavano disperatamente di tirare giù la pochissima stoffa del suo pantaloncino aderente come se ce ne fosse ancora un metro e ad ogni convulsione la bruciatura di sigaretta pizzicava forte.

Avrebbe voluto scappare. Era all’aperto, era su di una strada. Una strada sconosciuta che portava in una direzione sconosciuta, in un posto sconosciuto. E lei era sola.

Un amico di Nikola, uno dei quattro, controllava da lontano.

Non era in grado di fare niente in quel momento. Pensieri, reazioni, decisioni non riuscivano più a trovare spazio in lei, tutto era oppresso in una stretta soffocante. Nell’ingenuità dei suoi 14 anni avrebbe desiderato soltanto chiudere gli occhi e ritrovarsi a casa.

Passò davanti a lei un’automobile elegante. L’uomo seduto sul sedile posteriore la guardò.

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La giornata era quasi finita. Rimaneva la parte più bella, finalmente. L’Onorevole non vedeva l’ora di incontrare la sua segretaria del movimento giovanile. Da due settimane aspettava quel momento.

Tutto era filato liscio quel giorno, il Cardinale era stato cortese, come sempre, si erano trovati d’accordo praticamente su tutto. I telegiornali avevano dato la giusta risonanza a quell’incontro. Aveva trovato un bolide eccezionale per suo figlio, ne avrebbe preso una anche per sé tanto gli era piaciuto ma poi si era reso conto di non averne bisogno.

…forse, pensò in quel momento, sarebbe stato un bel regalo per lei…

L’autista prese una strada battuta da prostitute. L’ Onorevole, dal sedile posteriore, seguì con lo sguardo una ragazza più isolata dalle altre. Stava rigida, con gli occhi bassi, con le mani tirava continuamente giù la poca stoffa dei suoi pantaloncini aderenti.

Scosse la testa. Quella gente stava portando il degrado su quella strada.

Aveva sentito qualcuno farneticare circa la riapertura delle case chiuse per risolvere il problema. “ Si migliorerebbero le condizioni igieniche, aumenterebbero gli introiti fiscali da parte di un settore che ricicla molto denaro, si ridurrebbe il degrado sulle strade, si darebbe un duro colpo al racket dello sfruttamento…” sciocchezze! Come si può legalizzare la prostituzione?! E’ immorale! Aveva ragione quel sant’uomo del Cardinale quando, quel pomeriggio, aveva affermato che il mondo stava perdendo sempre più inesorabilmente la sua moralità! Se quella gente se ne stesse a casa propria invece di venire in massa in Italia non finirebbe sulla strada.

Si calmò, non poteva rovinarsi una serata così attesa.

Ripensò ai pantaloncini aderenti di quella prostituta che aveva seguito con lo sguardo e cominciò ad immaginarli addosso alla sua giovane amica…

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I fari di un’altra automobile, al passaggio, illuminarono le gambe di Viorica. L’auto questa volta si fermò…

1 commento:

Mr.Segnalatore ha detto...

Ora non ho molto tempo, ma domani lo leggerò con calma! Ciao!